Spesso mi capita di condividere con voi testi di libri che mi appassionano.
In questi giorni ho concluso un libro di Erri De Luca che mi è stato donato. Mi piace che mi regalino dei libri. Mi permettono di esplorare autori nuovi.
A dire il vero, erano molti anni che non leggevo un libro di De Luca, anche se mi è sempre piaciuto, soprattutto per la ricerca spirituale che porta nei suoi racconti.
Insomma, ho sempre un libro in borsa.
Ogni volta che ho un appuntamento e devo attendere, apro il mio libro e sono, addirittura, felice di aspettare.
Ho pensato, perciò, di condividere, in questi mesi estivi, le mie letture, ritagliate tra un’attesa e l’altra: a volte su una panchina, altre in una sala d’attesa o in auto in un posteggio.
“La Natura Esposta”, questo è il titolo del libro di Erri De Luca, che ho in borsa ora.
Racconta la storia di un uomo di montagna che, ad un certo punto della sua vita si trasferisce in un paese di mare dove gli viene affidato l’incarico di restaurare una statua del Cristo nudo.
Un lavoro, questo, che gli pone molte domande, tanto che la sua ricerca, lo porta a dialogare con un parroco, un rabbino, un operaio musulmano, con un medico…un incessante scavo.
Sono molte le frasi sulle quali mi sono soffermata.
Ecco un tratto del brano, leggilo con me:
– Gli chiedo cosa vuol dire vivere da musulmano.
“Adorare Dio come se si dovesse morire domani, lavorare come se non si dovesse morire mai.”
Peccato non poter bere insieme un bicchiere di vino per onorare queste parole.
Mi dice che sono tenuto a fare un capolavoro. Come posso, rispondo, non sono brillante né magnifico.
“Chi credi di essere, se non sei brillante e magnifico? Siamo bambini della divinità. Far la parte degli incapaci non rende giustizia al nostro creatore. Non è giusto diminuirsi, per non disturbare gli altri intorno a noi. Siamo fatti per splendere come fanno i bambini. Dobbiamo manifestare con gratitudine i doni ricevuti. Quando tu sei brillante e magnifico, incoraggi gli altri a esserlo anche loro.”
E tu sei un operaio? Tu sei un predicatore.
“Sono un operaio e leggo il Corano.”
Resto a bocca chiusa. Penso alla donna che voleva questo da me, respinta dalla mia inerzia.
A me colpiscono le parole: gratitudine, doni ricevuti, brillante e magnifico, non è giusto diminuirsi.
Mi chiedo: Siamo consapevoli di tutto ciò che abbiamo? Quanti doni stiamo sprecando?
Mi fa pensare che sia proprio quella sensazione di spreco e non utilizzo che ci rende infelici e insoddisfatti.
A volte, esprimersi e seguire la propria strada richiede coraggio e un pò di azzardo perché il nostro modo di essere e sentire non è sempre conforme alle regole.
Ma in fondo, se vogliamo essere felici, quale alternativa abbiamo?
Mi resta questo pensiero che voglio scolpire dentro di me: “Esprimo la mia gratitudine al creatore ogni volta che sono me stessa e non do spazio alla paura.”
Tu che ne pensi ?
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